Abbiamo inaugurato la rubrica Green Noise parlando della piaga della plastica negli oceani e quello che possiamo fare con i nostri smartphone per rimediarvi, almeno in parte. Oggi partecipiamo, a modo nostro, alla marcia per il clima che si svolgerà in tutte le città del mondo con quello che possiamo definire Friday #GreenNoise for Future per ribattezzare i fridays for future, i venerdì per il clima di Greta Thunberg. Torniamo sul tema della plastica e vi sveliamo un modo per trasformarla in carburante “pulito”; parliamo anche del riciclo dei telefoni e di Ecosia. Chi ha detto che tech e green non possano stare bene insieme?
Della plastica prodotta negli ultimi 65 anni, solo una minima parte è stata riciclata: circa il 12% è stata incenerita (ben 8,3 miliardi finita in fumo!) e ben l’80% è finita negli oceani. Il team di chimici dell’Università Purdue, negli Stati Uniti, è riuscito a trasformare un’ampia porzione degli oggetti di plastica in composti quali nafta, solventi, miscela di idrocarburi liquidi e carburanti puliti. I ricercatori hanno lavorato sulle macromolecole di poliolefine che costituiscono gran parte della plastica di maggiore e comune utilizzo come i bicchieri, i tappi e le etichette delle bottiglie e sono riusciti a trasformare il 90% di questo materiale in carburanti c.d. puliti come il gasolio e il gpl che costituiscono alternative meno inquinanti ai carburanti di origine fossile.
Avete mai provato l’ebbrezza di gettare il vostro cellulare vecchio, lento e malfunzionante a mare o in uno stagno paludoso? C’è chi attraversa questi sentimenti molte volte nella sua vita prima di passare al nuovo top di gamma appena uscito sul mercato ma che fine fa il vecchio cellulare? Forse non tutti sanno che cellulari, tablet, computer ecc. contengono materiali tossici per l’ambiente e per la salute umana; spesso estratti da miniere in cui lo sfruttamento del lavoro arriva a limiti estremi. Questi materiali, però, si rivelano preziosi e utilissimi nella catena del riciclo e riuso di tutti gli oggetti elettronici. Esistono sempre più campagne che invitano al riciclo presso gli appositi punti di raccolta RAEE oppure spedendo i vostri oggetti inutilizzati ad associazioni che si occupano di questo oppure consegnandolo ad un centro Tim, Vodafone, Wind ecc. La più famosa è sicuramente Fairphone che ricicla il vecchio per dar vita a nuovi smartphone; ma non è l’unica, esiste anche il progetto del Jane Goodall Institute che prevede dei punti di raccolta in tutta Italia consultabili su una mappa interattiva; alcuni esperimenti sono made in Italy come il progetto #Recovery #Green #Metal ideato dai ricercatori dell’Università di Cagliari.
Per finire, esistono motori di ricerca nell’Internet che finanziano progetti sociali e ambientali per ogni ricerca effettuata. Ecosia è un browser e un motore di ricerca (si può aggiungere a Chrome) che dichiara di destinare l’80% dei profitti derivanti dai click sui contenuti sponsorizzati alla riforestazione in aeree particolarmente critiche. Significa che ad ogni ricerca effettuata corrisponde un albero piantato? No! Ma ogni click contribuisce alla piantumazione di nuovi alberi. Anche Lilo è un browser e un motore di ricerca che può essere aggiunto a Chrome e che dichiara di destinare parte dei profitti in progetti sociali ed ecologici: innanzitutto Lilo compensa le emissioni carboniche dei propri server e dei server terzi che utilizza e riversa il 50% dei propri profitti a progetti che l’utente stesso può scegliere. Entrambi hanno bilanci trasparenti sul proprio sito ed entrambi possono essere scaricati da Google Play e App store.
Giunti alla fine della nostra marcia possiamo soltanto dirvi che è ora di rinfrescarci con un bel sorso d’acqua… rigorosamente bevuto dalla nostra borraccia! Dalla marcia per il clima è tutto… a voi la linea (verde!).
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